giovedì 29 aprile 2010

900


Tutta quella città... non se ne vedeva la fine...
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore, su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto.... e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema.
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino,
             Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino,
                                               Primo gradino, secondo gradino
Non è quello che vidi che mi fermò
È quello che non vidi.
Puoi capirlo fratello? E' quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne...
C'era tutto.
Ma non c'era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quegli 88 tasti infinita è la musica che puoi fare.
Questo a me piace. Questo lo si può vivere.
Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai... Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Ti sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche soltanto le strade, ce n'erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voi laggiù a sceglierne una.
A scegliere una donna.
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce, e quanto ce n'è.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo.
La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Perdonatemi. 
Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.


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